Itinerari Arte e Natura
Itinerari Arte e Natura tra i borghi del Parco dei Nebrodi
Da Nicosia a Pizzo Castellana (Caronia)
I Monti Nebrodi fanno parte dell’Appennino Siculo insieme ai Monti delle Madonie e ai Monti Peloritani,, incastonati tra il Mar Tirreno e l’Etna in un contesto naturale di estrema bellezza.
Una ricchissima vegetazione avvolge questa riserva naturale caratterizzata dalla presenza di importanti rilievi montuosi come il Monte Soro con la sua quota massima di 1847 metri slm, il Monte San Fratello e le Rocche del Crasto (1315 metri).
I Nebrodi sono coperti da vaste distese boschive e qui si possono ammirare suggestivi panorami caratterizzati da valli e laghetti tra cui il Lago Maulazzo nei pressi di San Fratello e il Lago del Biviere che si trova a 1320 m slm .
Il Parco Regionale dei Nebrodi comprende ben 24 Comuni il cui territorio ricade in questa area protetta: 19 Comuni nella provincia di Messina, 2 in provincia di Enna e 3 nella provincia di Catania.
Nel territorio di Caronia e San Fratello, borghi collinari della provincia di Messina, è possibile vedere scorazzare allo stato brado i maestosi cavalli sanfratellani, suini neri, bovini e ovini da allevamento. In alcuni periodi dell’anno la ricca vegetazione del parco rende il sottobosco una vera e propria opera d’arte della natura soprattutto in primavera ed autunno.
I borghi dei Monti Nebrodi custodiscono un grandissimo patrimonio culturale di arte e tradizioni, con feste patronali di altissimo interesse. Luoghi di notevole valore sia dal punto di vista paesaggistico che culturale, senza dimenticare tradizioni e gastronomia.
L’attività agricola e pastorale produce formaggi e prodotti di altissimo livello qualitativo come la provola, il pecorino, la ricotta (fresca e salata) pane di casa, dolci, paste di mandorla, marmellate ecc. In alcuni borghi situati all’interno del Parco dei Nebrodi l’artiginato produce preziosi ricami e tessiture di antica origine come “le pezzare” di San Fratello.
Alcuni Comuni del Parco dei Nebrodi:
Caronia
Dal cuore della Sicilia passando per Nicosia si procede verso Caronia, un antico borgo posto a circa 300 metri slm. Erodoto, antico storico greco vissuto nel V secolo a.C. considerato da Cicecore il padre della storia dà le prime notizie su “Calacta” , questo antico nome designava la parte della costa settentrionale della Sicilia compresa tra Capo d’Orlando e Cefalù.
Secondo la tradizione il greco Erodoto invita la popolazione greca degli Ioni (nel 494 a.C.) a raggiungere “Calacta”, antico territorio di Caronia, per fondare una città che venne successivamente fondata da Ducezio nel 447 a.C.
A testimonianza di ciò nel territorio di Caronia sono state ritrovati reperti di età greco-romana risalenti alla metà del V secolo a.C. tra cui monete, vasi e anche tombe. Il borgo di Caronia è già esistente in epoca normanna, alcuni documenti storici del 1172 e del 1178 ne danno testimonianza. Oggi sul territorio di Caronia sono presenti alcune aree archeologiche.
Durante la dominazione sveva Caronia diventò possedimento della potente famiglia Ventimiglia su concessione del re Federico II d’Aragona. In età medievale il borgo era difeso da fortificazioni urbane, oggi rimangono i resti della cinta muraria (XIII), tracce di un arco d’ingresso e di due torri. In cima al borgo è ancora visibile il Castello e l’impianto medievale con le sue strade strette e il nucleo urbano centrale, raccolto intorno al suo castello.
Tra i monumenti esistenti vi è la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari (1172), ricostruita nel XVII secolo. La Chiesa di San Biagio dove si conserva una “Deposizione” del 1771 di Domenico Ferrandini. La Chiesa di S. Francesco d’Assisi e dell’Annunziata.
Caronia è circondata da un territorio boschivo di grande interesse per la straordinaria varietà dei suoi alberi ad alto fusto (querce da sughero, cerri e faggi). Gli ampi pascoli presenti sul territorio rendono redditizio l’allevamento di ovini e bovini. I terreni sono dedicati principalmente alla coltivazione di ulivi, di viti e di agrumi.
A Caronia sono presenti alcune attività artigianali come il ferro battuto, la ceramica e i laterizi. Questo centro collinare del Parco dei Nebrodi ha bellezze naturalistiche e paesaggistiche di rilievo da qui è facile effettuare piacevoli escursioni sia all’interno dei boschi che circondano il borgo sia sulla costa marina dove si trova la rinomata Grotta di S.Teodoro nel territorio di Acquedolci.
In fase di crescente sviluppo è l’attività turistica concentrata in particolare nella ridente frazione di Caronia Marina che, con la sua bella spiaggia, richiama ogni anno numerosi turisti.
Acquedolci
Dal litorale di Caronia Marina e Torre del Lauro il percorso prosegue sulla Costa Tirrenica verso Acquedolci prima di arrivare a Sant’Agata di Militello.
L’abitato di Acquedolci nacque agli inizi del secolo scorso in seguito ad una frana che colpì il borgo di San Fratello a cui era annesso, per poi diventare comune autonomo negli anni ’70 del secolo scorso.
E’ di grande importanza l’area archeologia della Grotta di San Teodoro abitata durante il Paleolitico Superiore. Nella grotta sono stati rinvenuti resti di esseri umani e resti fossili di animali vissuti circa 200.000 anni fa . La testimonianza più rilevante si è avuta con il ritrovamento di una donna preistorica vissuta circa 11.000 anni fa e alla quale è stato attribuito il nome di Thea. E’ il primo scheletro umano rinvenuto in Sicilia, oggi conservato nel Museo Gemellaro a Palermo. Di lei è stato anche riprodotto un ipotetico volto che ne racconta la fisionomia.
La Grotta di San Teodoro è nota agli studiosi sin dal 1859, anno in cui furono effettuati i primi scavi che portarono alla luce non solo i resti umani di uomini preistorici ma anche suppellettili da lavoro e armi in pietra. E’ un sito di eccezionale interesse che ha reso possibile la conoscenza degli antichi abitanti della Sicilia.
Sant’ Agata di Militello
E’ uno dei comuni del Parco dei Nebrodi con sede dell’ente parco nei locali dell’ottocentesco palazzo Gentile.
In origine era un piccolo villaggio di pescatori, la sua storia nasce intorno alla “torre della marina” una torre di avvistamento costiero come altre dislocate sul litorale siciliano che fu edificata nel XIII secolo per gli scopi di difesa del borgo medievale di Militello Valdemone. Nel corso dei secoli la torre fu fortificata e successivamente fu edificato un castello sul feudo della marina da una famiglia di origine aragonese.
Attualmente l’abitato si sviluppa intorno al Castello costruito da Luigi Gallego intorno al 1630. In esso si trova una cappella ove sono conservati tele e statue lignee risalenti al ‘600 e ‘700. Nella parte alta dell’abitato si trova il Duomo neoclassico dedicato a San Giuseppe. Nel centro storico si trovano eleganti dimore signorili ottocentesche.
A poca distanza da Sant’Agata di Militello si trovano diversi borghi collinari di grande interesse:
Alcara Li Fusi
Alcara Li Fusi sorge ai piedi delle Rocche del Crasto le cui pareti rosate danno al borgo un fascino particolare soprattutto al tramonto. Per la sua strategica posizione che permetteva di dominare la vallata del torrente Rosmarino fu contesa dai popoli conquistatori della Sicilia.
Le origini di Alcara Li Fusi si fanno risalire al secolo XII a.C. Secondo la tradizione dopo la distruzione di Troia un certo Patrone, seguace di Enea, nativo della città di Turio e perciò detto il Turiano, approdò sulla costa settentrionale della Sicilia, nei pressi di Acquedolci. Egli si spinse verso l’interno dell’isola e trovato il luogo ameno vi costruì un castello oggi denominato Castello Turio, attorno al quale in epoca remota si costituì il primo nucleo abitato di Alcara Li Fusi.
Nel centro storico è possibile visitare i resti del Castello con una delle torri, la Chiesa Madre, di epoca bizantina, la Chiesa San Pantaleone XVI, la Fontana Abate con il suo antico lavatoio.
Di particolare valore è la “Grotta del Lauro“ per il suggestivo spettacolo di stalattiti e stalagmiti che si possono ammirare al suo interno. La grotta si trova a 1068 m di altitudine, nel massiccio roccioso del Crasto. Qui nidificano importanti specie di uccelli quali: l’aquila Reale, il falco Pellegrino, il corvo Imperiale che in questo luogo hanno trovato l’ambiente idoneo per la riproduzione.
Alcara Li Fusi, oltre che per le bellezze naturalistiche e per il suo patrimonio artistico, è rinomata per la caratteristica ” Festa del Muzzuni“, una celebrazione le cui origini risalgono al IV e V secolo a.C. e che si è tramandata ininterrottamente fino ad oggi. E’ di particolare importanza la tessitura artigianale di tappeti locali denominati “pizzare” Si tratta di un’attività artigianale tradizionale, rivalutata già da qualche tempo dalle donne di Alcara Li Fusi, costituisce un ulteriore prezioso elemento di valorizzazione del territorio.
San Fratello
Il Comune di San Fratello è situato su un crinale della catena dei Monti Nebrodi, nasce alla fine dell’XI secolo quando giunge Adelaide di Monferrato, moglie del normanno Conte Ruggero I d’Altavilla, con al seguito gruppi di Lombardi, Piemontesi e Provenzali. Queste popolazioni costituirono il primo nucleo urbano con abitudini, costumi e lingua propria. Ancora oggi a San Fratello si parla il dialetto gallo-italico che rappresenta una vera e propria isola linguistica di grande interesse filologico.
Tra i monumenti di rilievo ricordiamo la chiesa normanna dei martiri Alfio, Filadelfio e Cirino (1182) che sorge in cima al monte Vecchio nel luogo dove nel V-VI sec. a.C. sorgeva la città greca di Apollonia. I tre Santi Fratelli, di origine guascona, Alfio, Filadelfio e Cirino, furono martiri nel III secolo dell’era cristiana. Le loro reliquie furono rinvenute nel luogo dove oggi sorge il santuario arabo-normanno edificato sulle rovine di un tempio greco.
A San Fratello durante la Settimana Santa ha luogo una delle più caratteristiche manifestazioni del folclore religioso italiano. E’ la Festa dei Giudei, una rappresentazione in costume di origine medievale. La festa si svolge ininterrottamente il mercoledì, il giovedì e il venerdì santo di ogni anno.
A San Fratello viene allevata una pregevole razza di cavalli. Il cavallo Sanfratellano (indigeno incrociato con arabo) è una razza equina discendente dai cavalli normanni arrivati al seguito di Adelaide di Monferrato verso il 1200.
Oggi anno si svolge a San Fratello un evento dedicato all’ippica. Durante la “Rassegna Mercato” curata dall’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste e dall’istituto ippico di Catania si possono ammirare bellissimi esemplari di cavalli sanfratellani di antica razza.
Mirto
E’ un altro borgo posto nel cuore dei Monti Nebrodi situato a circa 430 metri sul livello del mare. In un antico privilegio di re Ruggero datato 1134,veniva denominato Myirti o Myrtus. Il nome è probabilmente connesso alla presenza dei mirteti di cui un tempo era ricco il territorio. Della sua esistenza si ha notizia nel secolo XIII durante il regno di Federico II. Fu feudo di varie famiglie nobiliari e nel corso dei secoli venne acquistato dai Conti di S. Marco d’ Alunzio che nel 1643 divennero principi di Mirto.
Mirto ha dato i natanti al celebre botanico Francesco Cupani nel cui Palazzo oggi si trova il Museo della Moda e del Costume Siciliano.
Fu in passato un centro fiorente per la coltivazione del baco da seta e per la produzione di vino. Fino al XVIII secolo fu attivo l’artigianato del legno come dimostrano alcune pregevoli opere ancora esistenti (cori scolpiti in legno, cornici in legno dorato del ‘600 e del ‘700). La Chiesa del Crocifisso custodisce un pregevole portale tardo-medievale mentre all’interno della Chiesa Madre si conserva uno splendido crocifisso ligneo seicentesco attribuito a frà Umile da Petralia. Nella Chiesa S.Maria del Gesù si può ammirare una Madonna con il Bambino di scuola gaginiana.
Itinerari Arte e Natura nei Monti Sicani
S. Stefano Quisquina
Incastonato sui Monti Sicani nell’entroterra di Agrigento si trova il borgo di S. Stefano Quisquina, un centro agro-pastorale circondato da boschi e da una vegetazione lussureggiante. A poca distanza dal centro di S.Stefano Quisquina si trova il Santuario di S. Rosalia edificato nel 1690 nel luogo dove esisteva l’antico eremo della Santa. Particolarmente suggestiva è la Sacra Grotta di S. Rosalia dove la santa visse da eremita tra il 1150 e il 1162 prima di trasferirsi sul Monte Pellegrino a Palermo. L’eremo si trova a circa 1000 metri slm a poca distanza dal centro di S.Stefano Quisquina. Al suo interno sono conservati gli ambienti originari del convento, la chiesa e un museo etno-antropologico.
A poca distanza da S. Stefano c’è un luogo di grande interesse naturalistico è il Teatro di Andromeda, costruito dal pastore-artista Lorenzo Reina in mezzo ai Monti Sicani in un luogo magico sospeso tra i boschi e le stelle.
Villarosa
A poca distanza da Enna sorge Villarosa , in questo piccolo borgo si conserva un Treno Museo e un Museo della Memoria dedicato alle ferrovie statali italiane. Nella stazione ferroviaria di Villarosa è visibile l’ antica sala di attesa dei passeggeri con tutti i congegni delle stazioni d’epoca e con il fascino delle antiche stazioni delle F.S.
Nei pressi di Villarosa si trova Villa Priolo, un borgo agro-pastorale che conserva le Case Museo, tipiche casette d’epoca degli abitanti di Villa Priolo. All’interno sono custoditi oggetti e suppellettili di epoche passate.
Nicosia
Nicosia è situata in provincia di Enna nella Valle del fiume Salso, al confine tra le provincie di Palermo e Messina.
Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Normanni Nicosia venne ripopolata da colonie di Lombardi e Piemontesi arrivati al seguito dei Normanni, durante il processo di cristianizzazione dell’isola. I Lombardi dopo il loro arrivo si stanziarono nel quartiere di Santa Maria che aveva come riferimento la Chiesa Santa Maria Maggiore di rito latino, mentre la popolazione greco-bizantina si spostò nel quartiere che gravitava intorno alla Chiesa San Nicolò di rito greco. Tracce dell’immigrazione lombarda persistono ancora oggi nel dialetto di Nicosia denominato gallo-italico.
Nel medioevo Nicosia fu una delle più importanti città demaniali della Sicilia e durante la dominazione sveva fu denominata Civitas Costantissima da Federico II. Nel 1535 durante il dominio degli Spagnoli ricevette la visita dell’imperatore Carlo V d’Asburgo. In tale occasione gli artigiani del luogo resero omaggio all’imperatore con un piccolo trono che ancora oggi è conservato nella Basilica S. Maria Maggiore ed oggi ricordato come la sedia di Carlo V.
Nel 1817 Nicosia divenne sede vescovile (prima dipendeva dall’ arcidiocesi di Messina). Nel 1852 sono state documentate 44 chiese (14 nel rione di Santa Maria e 30 in quello di San Nicolò), un rilevante numero di confraternite, congregazioni e opere pie. La Chiesa di San Biagio con l’ex monastero ospita il Museo Diocesano di Arte Sacra della Diocesi di Nicosia.